Agentic AI e il Futuro del Marketing: eclicktech all’Affiliate World Asia

Agentic AI e il Futuro del Marketing: eclicktech all'Affiliate World Asia

AWA 2025: l’intelligenza artificiale agentica promette di rivoluzionare il marketing, ma solleva interrogativi inquietanti sulla privacy dei consumatori e sul controllo dei dati.

Bangkok, dicembre 2025.

Le luci dell’Affiliate World Asia (AWA) sono accecanti quasi quanto le promesse che vengono fatte sotto i riflettori. Tra un cocktail e uno scambio di biglietti da visita, la parola d’ordine di quest’anno non è più “blockchain” e nemmeno il vecchio, caro “big data”.

Siamo entrati nell’era della Agentic AI, l’intelligenza artificiale “agentica”.

Se il termine vi suona come un neologismo da consulenti aziendali pagati troppo, non avete tutti i torti. Ma dietro il gergo tecnico si nasconde un cambiamento fondamentale nel modo in cui le aziende intendono braccare — scusate, raggiungere — i consumatori.

Al centro di questa nuova ondata c’è eclicktech, azienda cinese quotata a Shenzhen che, con la precisione di un cecchino digitale, ha scelto proprio questo palcoscenico per svelare la sua visione del futuro. Non si tratta più solo di algoritmi che suggeriscono dove mettere un banner pubblicitario. Parliamo di agenti autonomi capaci di pianificare, eseguire e ottimizzare intere campagne di marketing senza che un essere umano debba nemmeno sfiorare la tastiera.

È il sogno bagnato di ogni inserzionista e, potenzialmente, l’incubo di qualsiasi garante della privacy.

Ma prima di lasciarci abbagliare dai termini futuristici, vale la pena fare un passo indietro e chiedersi: chi trae davvero vantaggio da questa automazione totale?

E soprattutto, cosa succede ai nostri dati quando il timone passa dalle mani fallibili (ma regolamentabili) dell’uomo a quelle opache di una “Agentic AI”?

L’illusione dell’autonomia (e chi tira i fili)

Durante l’evento “AI Spark Night”, una celebrazione che sembrava più un rito di passaggio per adepti del tech che una conferenza stampa, eclicktech ha presentato il suo “Global AI Marketing Trends and Value White Paper 2026”.

Il documento, realizzato in collaborazione con colossi come Alibaba Cloud e con il contributo di Google e PubMatic, viene venduto come una guida strategica. In realtà, assomiglia più a un manuale di istruzioni per l’estrazione intensiva di valore dall’attenzione umana.

William Liu, General Manager di Yeahmobi (brand di eclicktech), non ha usato mezzi termini nel descrivere la missione dell’azienda, dipingendo un quadro di crescita inarrestabile guidata dalle macchine.

eclicktech continuerà a dare potere ai partner per raggiungere una crescita stabile e sostenibile in diversi mercati.

— William Liu, General Manager di Yeahmobi (eclicktech)

“Dare potere ai partner”. Una frase bellissima.

Ma tradotta dal linguaggio corporate, significa fornire strumenti sempre più invasivi per penetrare nuovi mercati. L’enfasi sulla “Agentic AI” non è casuale. A differenza dell’IA generativa che crea testi o immagini su comando, l’IA agentica agisce. Prende decisioni. Decide chi targettizzare, quando e con quale messaggio, basandosi su una mole di dati comportamentali che farebbe impallidire i sogni di sorveglianza della Stasi.

In questo contesto, eclicktech ha presentato il white paper sulle tendenze del marketing globale al 2026 come un faro nella notte per i brand che cercano di navigare l’incertezza. Tuttavia, la presenza di partner come Alibaba Cloud suggerisce che l’infrastruttura sottostante è costruita per la scala massiva, non per la tutela dell’individuo.

Quando un agente AI decide autonomamente di ottimizzare una campagna, quali parametri etici segue? La risposta, solitamente, è nel ROI (ritorno sull’investimento), non nel rispetto del GDPR.

E qui sta il problema: se l’obiettivo è la massima conversione possibile, l’IA cercherà le vulnerabilità psicologiche dell’utente con una velocità e una precisione inumane.

La fame di dati e il silenzio sulla privacy

Per capire dove stiamo andando, bisogna guardare da dove veniamo. eclicktech non è nata ieri. Fondata nel 2005, ha costruito il suo impero sul performance marketing, ovvero quella branca della pubblicità dove si paga solo per i risultati ottenuti. Questo modello di business ha una fame insaziabile di dati.

Per garantire il risultato, devi conoscere l’utente meglio di quanto lui conosca se stesso.

La svolta è arrivata qualche anno fa. La trasformazione in una società pubblica ha cambiato le priorità: la quotazione alla Borsa di Shenzhen del 2021 ha imposto nuove pressioni per la crescita e la necessità di narrazioni tecnologiche sempre più sofisticate per soddisfare gli azionisti.

L’IA non è solo uno strumento tecnico; è un asset finanziario.

Dire “usiamo l’IA agentica” alza il prezzo delle azioni molto più di “facciamo pubblicità mirata”. Tuttavia, c’è un elefante nella stanza grande quanto un server farm: la privacy.

Mentre eclicktech sbandiera la sua capacità di “emancipare” i brand attraverso l’automazione, tace quasi completamente sui rischi. Non è un caso isolato, ma il contrasto con altri attori del settore è stridente. Persino alcuni concorrenti iniziano a sentire il fiato sul collo dei regolatori.

In un raro momento di lucidità industriale, iClick Interactive ha ammesso in un suo report che l’uso massiccio dell’IA solleva seri problemi di sicurezza dei dati, riconoscendo che la corsa all’oro algoritmica non è priva di pericoli. eclicktech, al contrario, sembra operare in un vuoto pneumatico dove il GDPR e le normative sulla privacy sono solo fastidiosi dossi sulla strada verso la “crescita globale”.

L’assenza di metriche chiare sulla gestione del consenso o sulla trasparenza algoritmica nel loro annuncio è assordante. Quando un’azienda lancia una soluzione come “AI Drive 2.0” promettendo “sinergia del traffico full-funnel”, sta essenzialmente dicendo che traccerà l’utente dal primo clic fino all’acquisto, incrociando dati da fonti diverse in un modo che l’utente medio non può né vedere né comprendere.

L’automazione rimuove l’ultimo ostacolo alla sorveglianza pervasiva: la limitata capacità umana di elaborare le informazioni.

Un’infrastruttura globale per l’estrazione di valore

L’aspetto più inquietante non è la tecnologia in sé, ma l’ecosistema che la sostiene. Il white paper di eclicktech non è opera di un solista. La collaborazione con Alibaba Cloud e i contributi di giganti come Google e PubMatic delineano un cartello tecnologico ben preciso. Stiamo parlando di un’infrastruttura globale dove il cloud fornisce la potenza di calcolo, le piattaforme come PubMatic forniscono lo spazio pubblicitario, e gli agenti AI di eclicktech forniscono il “cervello” per unire i puntini.

Ecco come l’azienda descrive il documento strategico:

Il documento decifra il ruolo dell’IA nel rimodellare il marketing globale e cattura i progressi dell’ondata intelligente. Serve come guida all’azione per i marchi globali che perseguono la crescita nell’era dell’IA Agentica.

— eclicktech (dichiarazione aziendale)

“Guida all’azione”. Notate il linguaggio militare.

L’obiettivo è la conquista dei mercati “cross-border”. Per un brand cinese che vuole vendere in Europa o negli Stati Uniti, o viceversa, questi agenti AI sono i soldati perfetti: non dormono, non chiedono ferie e conoscono le abitudini digitali dei consumatori locali meglio di qualsiasi esperto di marketing umano.

Ma cosa succede quando questi sistemi sbagliano? O peggio, quando funzionano troppo bene?

L’IA agentica, operando in millisecondi su piattaforme programmatiche (il sistema di aste automatizzate per la pubblicità), può sfruttare bias cognitivi e manipolare le scelte dei consumatori su scala industriale. E poiché il processo è gestito da “scatole nere” algoritmiche, risalire alle responsabilità in caso di violazioni o pratiche predatorie diventa un’impresa impossibile.

Se un’IA decide che il modo migliore per vendere un prodotto finanziario rischioso è targettizzare anziani vulnerabili alle 3 del mattino, chi ne risponde? Il brand? La piattaforma? O l’algoritmo “agente”?

La retorica di eclicktech sulla “crescita sostenibile” maschera una realtà molto più cruda: la mercificazione totale dell’esperienza utente.

L’IA agentica non è qui per aiutarci a trovare i prodotti che amiamo; è qui per eliminare l’inefficienza nel processo di vendita. E per queste aziende, la “privacy” è spesso considerata la più grande inefficienza di tutte.

Mentre i dirigenti brindano a Bangkok al futuro dell’advertising, noi restiamo con la solita domanda: in questo nuovo mondo automatizzato, siamo i clienti o siamo solo il carburante grezzo per gli agenti AI?

La risposta, temo, è scritta nei bilanci che queste tecnologie sono programmate per gonfiare.

Autore

Giulia Bianchi

Giornalista investigativa specializzata in privacy, sicurezza digitale e regolamentazione tech. Scettica per natura, crede nel giornalismo che fa domande scomode.

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