GEMZ Corp e Planet X Elf: Sorveglianza di Massa Spacciata per Marketing Innovativo?

GEMZ Corp e Planet X Elf: Sorveglianza di Massa Spacciata per Marketing Innovativo?

Un’azienda micro-cap cambia leadership e punta su IA e “Digital Humans”, sollevando interrogativi sulla sorveglianza dei consumatori e l’uso dei dati biometrici, mentre i regolatori restano in silenzio.

Se c’è una cosa che il 2025 ci ha insegnato finora, è che non bisogna mai fidarsi ciecamente di un comunicato stampa che promette di “rivoluzionare l’efficienza aziendale” mescolando intelligenza artificiale e algoritmi opachi.

Eppure, eccoci qui, di fronte all’ennesima operazione di ingegneria finanziaria che puzza di sorveglianza di massa spacciata per marketing innovativo.

Il 10 dicembre segna un cambio della guardia alla GEMZ Corp., una di quelle società micro-cap che solitamente vivono nei bassifondi dei listini OTC (Over-The-Counter), lontano dai riflettori della stampa mainstream e, troppo spesso, da quelli dei regolatori.

La notizia nuda e cruda è che Stephen Carnes se ne va e lascia le chiavi del regno a Chen Wei.

Chi è Chen Wei?

Un imprenditore che non si limita a subentrare: porta con sé un bagaglio tecnologico che dovrebbe far scattare più di un campanello d’allarme negli uffici dei garanti della privacy di mezzo mondo. La narrazione ufficiale è quella del “nuovo capitolo”, della crescita strategica e dell’adozione di strumenti avanzati per il business.

Ma grattando appena sotto la superficie dorata delle parole “Big Data” e “Digital Humans”, emerge un quadro ben più inquietante di come le aziende stiano cercando di monetizzare ogni singolo respiro digitale dei consumatori, nascondendosi dietro complesse strutture societarie.

GEMZ Corp ha annunciato una transizione strategica della proprietà che vede Chen Wei assumere il controllo totale come funzionario, direttore e azionista di maggioranza, trasformando di fatto un guscio vuoto in un veicolo per tecnologie di profilazione aggressiva.

Non stiamo parlando di un semplice cambio di CEO, ma di un trapianto completo di organi vitali: l’azienda diventa il cavallo di Troia per la “Xiamen Custom Elf Technology Co., Ltd.”. E se il nome vi sembra uscito da un videogioco di ruolo di serie B, aspettate di leggere cosa fa il loro software di punta, “Planet X Elf”.

L’invasione degli “elfi” digitali (e dei vostri dati)

Il cuore di questa operazione non è finanziario, è algoritmico. Chen Wei non sta comprando una società per vendere azioni, ma per legittimare su un mercato occidentale una piattaforma B2B2C (Business-to-Business-to-Consumer) che sembra progettata per eliminare ogni residuo di serendipità dall’esperienza umana.

La tecnologia che viene iniettata in GEMZ Corp si occupa di “generazione di lead video AI”, “corrispondenza intelligente dei potenziali affiliati” e, ciliegina sulla torta distopica, “streaming live di umani digitali”.

In parole povere?

Stiamo parlando di un ecosistema automatizzato dove non è più una persona a vendervi qualcosa, ma un avatar generato dall’IA, addestrato su terabyte di dati comportamentali per sapere esattamente quale tasto psicologico premere per farvi aprire il portafoglio.

Ecco come l’azienda descrive, con un entusiasmo quasi asettico, l’ingresso di Chen Wei e delle sue tecnologie:

Il signor Chen è il fondatore di Xiamen Custom Elf Technology Co., Ltd., un fornitore di servizi B2B2C leader specializzato in big data, intelligenza artificiale, umani digitali e soluzioni tecnologiche per il miglioramento dell’efficienza per le aziende fisiche.

— GEMZ Corp., Comunicato Stampa

Notate l’enfasi sulle “aziende fisiche”. L’obiettivo non è il metaverso etereo, ma i negozi reali, le catene di franchising, il mondo tangibile. L’idea è portare la tracciabilità ossessiva del web nei negozi di mattoni e cemento.

Se online siamo abituati (nostro malgrado) ai cookie, nel mondo fisico questa tecnologia si traduce in telecamere intelligenti, analisi biometriche e “diagnosi di immagini” per raccomandarvi vestiti.

Il problema è che mentre l’azienda parla di “ridurre i costi di acquisizione clienti”, quello che non dice è chi paga il prezzo vero.

Il prezzo è la privacy.

Quando un algoritmo è in grado di fare una “diagnosi dell’immagine” per un outfit, sta analizzando il vostro corpo, il vostro stile, probabilmente il vostro stato socio-economico basato su ciò che indossate, e sta immagazzinando questi dati in server di cui non conosciamo la geolocalizzazione né i protocolli di sicurezza.

Siamo di fronte all’ennesima applicazione del capitalismo della sorveglianza, dove l’efficienza è solo un eufemismo per la predizione comportamentale. E la cosa più preoccupante è che tutto questo viene presentato come un banale aggiornamento aziendale.

Se il prodotto è gratis, o quasi, il prodotto sei tu (e la tua faccia)

Approfondendo le capacità della piattaforma “Planet X Elf”, ci si imbatte in una lista della spesa di tecnologie intrusive. Si parla di “matrice di marketing video brevi” e di strumenti SaaS (Software as a Service) per la gestione dei lead. Ma è l’applicazione consumer che dovrebbe preoccuparci di più. GEMZ Corp non si nasconde dietro un dito:

Simultaneamente, l’azienda applica l’IA anche a scenari di consumo finale, implementando diagnosi online di immagini + IA, raccomandazioni intelligenti di outfit e servizi di marketing digitale di aggregazione CPS per espandere ulteriormente il suo modello di business.

— GEMZ Corp., Comunicato Stampa

“Diagnosi online di immagini”.

Lasciate decantare questa espressione.

Non è un consiglio amichevole, è una diagnosi. Implica che il vostro aspetto sia un problema da risolvere, e che l’IA abbia la cura (ovviamente a pagamento). Questo tipo di profilazione rientra in una zona grigia normativa che il GDPR in Europa cerca di arginare con l’articolo 22 sulle decisioni automatizzate, ma che negli Stati Uniti (dove GEMZ è quotata) è spesso un Far West.

C’è poi la questione dei “Digital Humans”. L’uso di avatar realistici per le dirette streaming o l’assistenza clienti solleva enormi questioni etiche. Questi avatar sono chiaramente identificabili come non umani? O sono progettati per ingannare l’utente, creando una falsa empatia per massimizzare le conversioni?

L’AI Act europeo impone obblighi di trasparenza severi per i sistemi che interagiscono con le persone, ma GEMZ Corp., nella sua comunicazione, non fa alcun riferimento a standard etici o compliance normativa. Si parla solo di “efficienza” e “vantaggio competitivo differenziato”.

Inoltre, chi controlla questi dati? La società di origine di Chen Wei è basata a Xiamen, in Cina. Il trasferimento di dati personali di cittadini occidentali verso server cinesi è un tema incandescente, al centro di dispute geopolitiche e legali da anni. GEMZ Corp, diventando il contenitore americano di questa tecnologia, potrebbe fungere da ponte per aggirare le restrizioni sui flussi di dati? È una domanda che dovremmo porci ora, non quando i nostri dati biometrici saranno già stati processati per venderci l’ennesimo paio di scarpe.

Il silenzio assordante dei regolatori

Ciò che rende questa storia paradigmatica del 2025 non è solo la tecnologia, ma il vuoto pneumatico che la circonda dal punto di vista della vigilanza. Abbiamo un’azienda quotata (seppur nel mercato OTC) che cambia proprietario, pivotando drasticamente verso l’IA e i Big Data, e la reazione del mercato e delle autorità è il silenzio.

Al momento della stesura di questo articolo, il database della Securities and Exchange Commission non mostra azioni esecutive o commenti specifici riguardo a questa transizione o ai rischi associati al nuovo modello di business di GEMZ. È il classico schema delle micro-cap: volare abbastanza bassi da non essere intercettati dai radar della SEC, ma abbastanza alti da raccogliere capitali da investitori retail abbagliati dalla parola magica “Intelligenza Artificiale”.

Non ci sono analisti finanziari che coprono il titolo. Non ci sono audit pubblici sulla sicurezza dei loro algoritmi. Non c’è traccia di un Data Protection Officer (DPO) nel loro organigramma. C’è solo Chen Wei e la sua promessa di portare l’esperienza di Xiamen nel mondo.

In qualità di nuovo Funzionario e Direttore di GEMZ Corp., Chen Wei si concentrerà sull’apportare la sua vasta esperienza nelle soluzioni aziendali guidate dall’IA alla Società.

— GEMZ Corp., Comunicato Stampa

Questa “vasta esperienza” è esattamente ciò che andrebbe scrutinato. In un’epoca in cui le Big Tech sono sotto la lente d’ingrandimento per le loro pratiche monopolistiche e di gestione dei dati, le piccole entità come GEMZ operano ai margini, dove le regole sembrano suggerimenti facoltativi.

L’assenza di metriche finanziarie nel comunicato – niente ricavi, niente proiezioni, niente numero di utenti attuali – è un altro segnale rosso grande come una casa. Stiamo comprando un business reale o solo un algoritmo in cerca di una casa giuridica?

L’ironia finale è che tutto questo viene venduto come “soluzione per la crescita”.

Ma la crescita di chi?

Delle aziende che useranno questi strumenti per targettizzare meglio i clienti? Sicuramente. Di Chen Wei e dei nuovi azionisti? Probabile. Ma per l’utente finale, il cittadino medio, l’unica cosa che cresce è la superficie d’attacco alla propria privacy.

Siamo abituati a guardare con sospetto Google, Meta o Amazon. Ma il vero pericolo per la nostra privacy futura potrebbe non arrivare dai giganti che già conosciamo, ma da una miriade di “GEMZ Corp” e “Planet X Elf” che, pezzo dopo pezzo, costruiscono una gabbia digitale invisibile intorno alle nostre abitudini di consumo, il tutto mentre i regolatori sono ancora impegnati a leggere i comunicati stampa del mese scorso.

La domanda non è se questa tecnologia funzionerà, ma quanto siamo disposti a diventare trasparenti affinché funzioni.

Autore

Giulia Bianchi

Giornalista investigativa specializzata in privacy, sicurezza digitale e regolamentazione tech. Scettica per natura, crede nel giornalismo che fa domande scomode.

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